Storia degli Sbandieratori della Quintana (2^ parte) |
“700-800 persone della città vestite, i primi nobili, il Marchese Sacconi, il Conte Saladini… C’erano anche personaggi indimenticabili come Giovanni Celani, impiegato ENEL, detto
Catenacciò (nel dialetto ascolano, catenaccio, catorcio n.d.r.). Faceva parte del comitato… Dove andate – diceva a quelli di Porta Maggiore – non avete niente, noi invece persino il
falco… Eh, si!...Perchè ero nell’ambiente dei Carabinieri e lo presi in prestito… “Ricordo che Nazzareno Peci regalò ai quattro sbandieratori venuti da Arezzo un paio di scarpe a testa.
Solo noi sfilammo con gli sbandieratori, gli altri avevano un manico di scopa e uno straccio…” “Nacque lo spirito di emulazione subito dopo quella presenza importante, seppur minima.
Quattro ragazzi di Porta Romana cominciarono ad allenarsi all’interno di un orto per ripetere i lanci o almeno tentare, degli aretini… I nomi? Gigi Odoardi, che lavora all’ufficio Gas,
Sandro Onori, attualmente a S.Benedetto del Tronto, Primo Lauretani ed Achille Diamanti… Provavano e riprovavano in quello spazio di fortuna…” “Prepara i costumi – mi dissero- vogliamo
uscire (il riferimento era all’edizione del 1956). Andò tutto bene ma prima che questo accadesse avevo deciso di fare il giro di tutte le manifestazioni similari in Italia… Per cercare
di sviluppare una mia idea. Senza copiare, perché copiare è degli sciocchi…” “L’obiettivo era di portarne cento al campo, creare delle coreografie… Avevo già preparato balletti per la
televisione, fatto l’attore, il ballerino… Decisi di creare una vera e propria accademia. Gli studi fatti sulle altre manifestazioni erano stati determinanti per formarmi un pensiero
da sviluppare…” “Innanzitutto volevo una bandiera che nessuno aveva mai preparato… Riportai quelle di Siena ma subito mi accorsi che non servivano… Le ho ancora, chiuse, quasi dimenticate
nello scantinato… Perché l’asta era troppo lunga. Il massimo che riuscivano a fare era uno scambio… Così, nella palestra del campo Ferruccio Squarcia, nacque l’Accademia. Era il 1957..”
“Decisi che il peso dell’asta doveva essere piombata… Inventai subito i lanciatori, non gli sbandieratori.. Perchè la bandiera si lancia ed il termine oggi usato è improprio… A Siena
infatti sbandieravano i loro vessilli ed ho spiegato perché…” “Asta piombata e di peso superiore … Poi realizzai che occorrevano le due orecchie in cima. Per che cosa servivano quelle
due orecchie?... IL fiocco?... Per mettere la cosiddetta capriola: quando arriva al massimo l’asta che è piombata, la riporta giù… Qualcuno rimase stupito… Come fate a lanciare così…
C’erano le orecchie che servivano proprio per quello!...”
“L’accademia prevedeva che dal primo anno si passasse al secondo e poi gli esami… Terminato questo tragitto si poteva entrare nel sestiere e poi nel corteo… Occorrevano serietà ed
abnegazione… Il risultato fu meraviglioso…. Parecchi risposero positivamente, qualcuno tradito dalla bandiera, finitagli in testa o sui piedi, fu costretto a lasciare…” “… Nel 1958
coloro che avevano seguito i miei insegnamenti, furono inseriti nel Corteo cavalleresco… Arrivai persino a farli sbandierare sul campo insieme a 36 tamburini che cominciavano a girare,
impauriti sotto le bandiere…” “Attraverso quello spettacolo cominciarono ad arrivare le richieste dall’estero… Durante la sfilata ognuno faceva ciò che voleva… Il numero collettivo
avveniva al campo sportivo…” “Ci presentammo ad Arezzo per le Olimpiadi della Bandiera: c’erano tedeschi, belgi e francesi. Riportammo due titoli…. Emidio Isopi, gran lanciatore che
adesso è alla Carlo Erba e Renato Pulcini vinsero nello scambio della bandiera… Ne convocai 14, quelli disponibili, quasi tutti senza occupazione…” “Al Foro Italico, Gino Landi pretese
che gli mostrassi quello che sapevano fare… Rimase entusiasta… Preparai un numeri in 5 minuti.. Lo spazio sognato… Cominciarono le prove, ci recammo di nuovo a Roma dove alla produzione
c’era Sandro Bolchi, conosciuto da molti come regista televisivo. Eravamo amici, io lì avevo già lavorato…” “Landi continuava a chiedermi come riuscissi ad inventare simili figure
coreografiche… E’ il mio mestiere -risposi- mentre continuava a guardarmi con stupore…”
“Arrivammo ad un’esibizione di 14 giorni al Madison Square Garden di New York, nel 1965: nello spettacolo Festa Italiana c’erano 150 professori d’orchestra, la banda della Regina
d’Inghilterra che sfilava dietro di noi… C’erano ascolani dovunque. Una famiglia originaria della Piazzarola preparò tagliatelle ed olive fritte. Pure a Chicago trovammo degli ascolani…
Ascolani dappertutto…” “In Svizzera, alla festa di Ginevra, pochi venivano richiamati dopo un’esibizione… A noi toccò due volte… Dopo 3 anni ci presentammo, naturalmente con un gruppo
rinnovato…” “Nel frattempo il percorso del torneo cavalleresco fu cambiato e divenne il cosiddetto otto di oggi… Anche i cavalieri non erano più tutti ascolani ma scelti in diverse
città d’Italia…” Porta Cappuccina presentò per citarne uno, Formica, geometra del comune di Foligno che aveva peraltro, dei lavori anche ad Ascoli Piceno…” “Cos’è cambiato oggi tra gli
sbandieratori?... Tutto, proprio per questo la definizione può persino essere errata…
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